La Difesa in Ambito Lavorativo, riconoscere la Violenza e le Molestie nei luoghi di lavoro

La Difesa in Ambito Lavorativo, riconoscere la Violenza e le Molestie nei luoghi di lavoro

Si è svolto a Vicenza presso il Polo Didattico dell’Ospedale il Convegno organizzato dal Circolo Culturale Aulss Berica e Krav Maga Vicenza-Schio-Thiene-Altavilla con il Patrocinio del Comune di Vicenza avente per tema: “La difesa in ambito lavorativo. Riconoscere la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro” dove sono intervenuti il Presidente del Consiglio Comunale con delega a Salute e benessere, dott. Massimiliano Zaramella, la Psicologa dott.ssa Laura Buffolo e il Vice direttore del Krav Maga Usacli Italia, prof. Roberto Catania, moderatore Alberto Cerioni giornalista e  direttore di Sfoglio Vicenza.

Il Circolo Culturale Aulss Berica è presieduto dalla Sig.ra Luciana Billotta e si rivolge a dipendenti e simpatizzanti dell’Ulls e si pone come obiettivo l’organizzazione di convegni, incontri, gite, visite a mostre. La sig.ra Luciana Billotta ha   voluto questo convegno per  sensibilizzare questo tema di difesa nell’ambito lavorativo proprio per la specifica conoscenza di tutto quanto accade nei vari ospedali

E’ molto difficile trovare una definizione specifica per il concetto di violenza in ambito lavorativo soprattutto per chi la professione socio sanitaria –afferma il dott. Zaramella –  ma in definitiva è qualsiasi tipo di azione od omissione attiva o passiva che impedisce di svolgere in maniera serena e soprattutto efficace il proprio lavoro. Queste forme di violenza non impattano solo sul personale sanitario ma inevitabilmente anche sui pazienti e sui familiari e riconoscere un atto di violenza è un percorso che permette di affrontarlo anche in maniera bidirezionale. Gli operatori socio sanitari per cultura non hanno l’idea  di doversi difendere nell’ambito lavorativo ne risulta a certa fatica a calarsi in questa realtà ed è anche il motivo per cui molti episodi di violenza non vengono segnalati , ma i dati dicono che lo scorso anno  gli atti di violenza verso  gli operatori socio sanitari sono stati 18.000 in Italia e nella migliore delle ipotesi ne vengono denunciati la metà, ma il dato ancora più impressionante è che dai dati del rapporto INAIL emerge che un infortunio su dieci è una conseguenza di un atto violento e questo è il triplo di quanto accade in ambito industriale e del terzo settore. Ci sarà un progetto  della Regione di dotare il personale socio sanitario di nuovi mezzi che possano essere dei deterrenti contro le violenze o episodi di violenza, ma non saranno probabilmente la soluzione del problema e proprio la professionalità degli operatori potrà dare  gli strumenti per identificare e disinnescare le situazioni che possono diventare pericolose , ma per arrivare a questo   ci sarà bisogno di tempo da dedicare maggiormente al paziente  e di   spazi per non avere decine e decine di persone in una sala di attesa on un via vai continuo all’interno di un laboratorio. Per contrastare questa conflittualità e prevenire la violenza all’interno dei luoghi di lavoro bisogna essere messi nelle condizioni migliori per lavorare” .

Esordisce il moderatore Alberto Cerioni direttore di Sfoglio Vicenza

“In questi giorni ma sopratutto in questi ultimi anni dove la violenza contro le donne è emersa in maniera clamorosa e devastante, cerchiamo di dare ulteriori risposte constatando che parlando di violenza di genere si incontrano fatalmente delle mentalità piene di pregiudizi .Ci dobbiamo chiedere quali sono le condizioni che concorrono nell’instaurarsi dei pregiudizi, quali sono le ragioni più profonde che ci portano oggi ad avere preso coscienza del problema. L’attività di associazioni e media ha avuto di sicuro la sua importanza ma per affrontare alla radice la problematica forse bisogna iniziare a rendersi conto che, se qui ci ha portato appunto la conoscenza dell’esistenza dei fatti accaduti, ora il passo successivo e forse più importante è andare alla radice e andare a ricercare i vari aspetti che portano ad una serie di violenze che travalicano ormai quello prettamente fisico e giungono anche a quello psicologico di chi arriva a compiere queste tragedie ma anche di chi le subisce prima, durante e dopo.

La domanda che ci poniamo oggi è in quale maniera ci si può opporre a questo genere di violenza che si consuma non solo tra le mura domestiche ma anche nella vita quotidiana, nei luoghi di lavoro, per la strada, nei luoghi comunque di aggregazione ? Riconoscere la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro è un primo passo importante così come altrettante importante è educare le donne verso un atteggiamento di tolleranza zero verso la violenza, sia fisica che psicologica. E’ necessario che il problema vada affrontato in termini più ampi, coinvolgendo la società nel suo complesso, mettere in atto un grande sforzo culturale che consenta di superare gli stereotipi e i pregiudizi che ancora permangono in tema di violenza sulla donne.

Si diceva Tolleranza zero, e Tolleranza, non vuol dire né buonismo, che alla fine può diventare deleterio, né sopportazione , né condiscendenza né compiacenza, ma invece significa non accettare  l’ingiustizia sociale senza rinunciare alle proprie convinzioni, tolleranza non è indifferenza o mancanza di opinione, ma è il riconoscere che vi sono modi di pensare diversi dal proprio ed assumere nei loro riguardi un atteggiamento di rispetto sia verso il prossimo riconoscendone i diritti , la dignità e il valore di ciascuno delle persone che ci circondano anche riconoscendone i vari limiti. Ma ancora prima, e per averlo verso gli altri,  bisogna avere rispetto verso se stessi iniziando a conoscersi, come dice  la frase di Socrate “Conosci te stesso” ( γνωζε ςεαυτον) incisa sul fronte del tempio di Apollo a Delfi , per riconoscere soprattutto i propri limiti”.

L’importante è quindi parlarne, parlarne con gli altri e metterli di fronte a certe situazioni in maniera benevola, sena appunto fare sforzi o addirittura violenze di opinione per portare ciascuno il proprio contributo al miglioramento della vita di  noi tutti. Ma per andare più nello specifico la psicologa dott.ssa Laura Buffolo introduce il tema della violenza sessuale che forse oggi è più presente di quanti non si pensi.

Questo aspetto infatti non solo è più presente ma anche troppo spesso sottovalutato in quanti si tende sempre a minimizzare l’accaduto con il rischi  di essere anche deriso. Si devono intendere più tipi di molestie, che poi nei fatti sono delle violenze,  e sono quelle battute magari un po’ velate, gli atteggiamenti, le proposte a volte fatte anche con un sorriso  quasi fosse uno scherzo ma fatte con frasi pesanti e a volte molto scurrili, il detto non detto che diventa quasi un messaggio subliminale, o addirittura attraverso messaggi fisici come una mail o un messaggio sul cellulare, che portano alla fine ad alimentare la paura o a temere un giudizio negativo nei propri confronti. L’importante è non stare zitti, non averne paura né sottovalutare  la gravità della cosa, in ambito lavorativo non temere di compromettere il proprio lavoro e  non arrivare al mobing  dove tutto quello che fai viene sottoposto a critiche e rifiutato mettendoti in una situazione di grande ansia, insicurezza, viene minata l’autostima della persona e se non vengono prese delle decisioni in merito si arriva alla depressione   e disturbi psicosomatici con tutte le conseguenze del caso. Tutto questo porta comunque a traumi che non verranno mai cancellati e che potranno in ogni caso pesare nella vita di una persona. Ma le vittime  sono solo donne? Anche gli uomini possono diventare vittime di uomini ma anche di donne, quindi non si sta parlando di genere, ma di tutti, quella che cambia sicuramente è la percentuale  che è di circa l’80% nei riguardi delle donne e di un 20% degli uomini, il trauma finale è il medesimo, anzi si potrebbe anche dire che nell’uomo possa essere  anche maggiore, perché si va a toccare quell’idea che da sempre porta l’uomo a una presunta superiorità in queste situazioni. Nell’ambito lavorativo L’importante è di parlarne subito con il propri superiore o con i servizi preposti, per esempio nelle Ulss c’ è il servizio chiamato “rischio clinico” dove si può parlarne  ed essere aiutati a superare eventuali traumi. Parliamo quindi di prevenzione , in Italia  ci sono tutta una serie di normative  e addirittura all’interno delle aziende  industriali e del terzo settore, quindi non solo l’Ulss, dovrebbero essere predisposte tutta una serie di regole e di persone di riferimento che possano regolamentare queste situazioni proprio perché non accadano, partendo dall’informazione diretta del proprio dipendente. Questa sarebbe una bellissima cosa ma mi chiedo se effettivamente questo accada,  forse c’è ma è probabile che sia poco diffuso”.

 Si ribadisce quindi l’esigenza di parlare di questo problema, non sottovalutare gli eventi che magari sono ripetuti e portati avanti nel tempo e che portano alla paura, alla preoccupazione e all’ansia che possono poi portare a situazioni così pesanti che difficilmente si riuscirà a rimuovere in maniera definitiva. Non bisogna pensare di essere sminuiti o derisi ma anche esemplificare per farsi meglio comprendere può portare ad una soglia superiore di comprensione da parte di tutti.

Ma alla violenza ci si può opporre anche con proprio corpo, e questo  è il senso  di conoscere la disciplina del Krav Maga  che il prof Roberto Catania spiega come strumento  in  più alla ricerca della propria sicurezza in vari ambiti 

Di fronte ad un certo tipo di violenza,  quella più immediata di cui possiamo rimanere vittime in qualsiasi momento della nostra vita quotidiana ci si può muovere a livello personale  con altri metodi come per esempio sapendo come muovere il proprio corpo in brevissimo tempo e trovare un modo per eludere l’assalitore e questo ce lo può far conoscere il Krav Maga  che non è un’arte marziale  ma un metodo per applicare azioni di difesa personale facili ed efficaci, nato in Israele intorno agli anni 60, per dotare principalmente i militari di un sistema di difesa che potesse risultare facile ed efficace, poi negli anni è stato un po’ modificato, ma la matrice principale è quella di una difesa che vien messa in atto in un lasso temporale che va da 0  a  1 secondo , per cui il lavoro tecnico deve essere seguito parallelamente da un lavoro che possa portare ad un focus efficace e questo è essenziale per portare ad innalzare la propria autostima in fatto di sicurezza personale. Non è possibile attivare nessun tipo di difesa personale se nel momento in cui viene generata un’aggressione non abbiamo un ambiente emotivamente stabile, certo non facile, ma quantomeno avere una condizione massima di focus possibile, cercare di essere il più possibile centrati in quel momento e poter fare la scelta giusta , avere un focus efficace. Questo è un lavoro che io ritengo essenziale perché partiamo dal presupposto che nessuno di noi venga mai così aggredito. Invece purtroppo i numeri parlano in maniera talmente opposta rispetto a quello che dico io. Però è importante che noi seguiamo una strada che ci restituisca più tranquillità nell’affrontare la nostra condizione lavorativa piuttosto che quotidiana durante così i nostri percorsi settimanali per la città e quant’altro. Questo è un aspetto molto importante che alla lunga restituisce secondo me il valore più importante che è quello dell’autostima. Ho avuto la fortuna di incrociare la strada di tantissimi allievi in questi quasi trent’anni di insegnamento, perché parallelamente alle attività di polizia io ho portato avanti anche queste mie passioni che mi hanno portato ad avere, come dire, una formazione mia personale.

E ad un certo punto della mia vita ho detto, ma perché non facciamo in modo che questa diventi mia e quello che portiamo avanti ha dei contenuti assolutamente importanti e noi con il Krav Maga vogliamo esserci nella misura in cui le persone si avvicinano, perché pensano che ci sia una strada da percorrere insieme a noi. Per dire della densità e dell’importanza del nostro lavoro vi dico che è stato sposato niente di meno che dall’università dalla Wingate Institute che è  l’Università dello sport israeliana e all’interno della quale c’è questo dipartimento definito arti marziali dove vengono formati i vari istruttori, i maestri che portano avanti tutte le discipline tra cui Krav Maga. Il capo della Wingate Institute ha scelto noi in Italia come portavoci del metodo Krav Maga  e questo è uno stimolo enorme, perché ritengo che tutti noi siamo di passaggio, e se riusciamo a lasciare qualcosa di importante, ma soprattutto di vero, sarà quello che ci ha in qualche modo reso nobili”.

 

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