La stupidità dell’arte e il mercato delle banane appiccicate: la follia del contemporaneo.

La stupidità dell’arte e il mercato delle banane appiccicate: la follia del contemporaneo.

Nel mondo dell’arte contemporanea, un fenomeno inquietante sta prendendo piede, uno di quei casi che fanno riflettere sulla decadenza culturale del nostro tempo. Parliamo di opere come “Comedian”, la famosa banana appesa al muro con un semplice nastro adesivo, venduta per oltre 6,2 milioni di dollari. Un atto che, più che suscitare meraviglia, alimenta il sospetto che il mercato dell’arte sia ormai un circo di illusioni, dove l’assurdità regna sovrana e i collezionisti si sforzano di sembrare intellettualmente evoluti pur dimostrando una cialtroneria difficile da replicare.

La banana appiccicata al muro è una di quelle creazioni che, quando vengono presentate come arte, fanno sorgere più domande che risposte. Se qualcuno avesse messo una banana sul tavolo in una galleria, probabilmente avrebbe ricevuto una risposta del tipo: “Che fai? Mangi una banana in una galleria?” Eppure, quando Maurizio Cattelan fa lo stesso, con l’aggiunta di un nastro adesivo, diventa un’opera d’arte iconica, ammirata e venduta a una cifra astronomica.

Cosa ci rende così pronti a credere che un oggetto banale, intriso di ovvietà, possa essere trasformato in arte solo dalla magia di una firma e di un contesto che lo valorizzano? La risposta sta, come spesso accade, nel potere del marchio. L’arte è diventata, nel migliore dei casi, una questione di “nome”. Gli acquirenti non sono più interessati all’oggetto in sé, ma alla promessa di un “investimento” che possa garantirgli uno status sociale elevato. L’opera, per quanto inutile, è vista come un simbolo di ricchezza e cultura, un marchio che dice: “Guarda, posso permettermi di acquistare una banana su un muro e poi, se voglio, me la mangio”.

Chapeau.

Non c’è bisogno di un occhio allenato o di un’intelligenza superiore per capire che quest’arte non è nient’altro che una truffa ben mascherata, un’illusione creata ad arte (giustappunto ahahahahha) per sfruttare l’arroganza e l’ignoranza di una certa élite culturale. Un gruppo di persone che ha dimenticato il vero significato dell’arte e che ora la usa solo come strumento di distinzione sociale. L’opera non conta più per ciò che è, ma per ciò che rappresenta. La domanda non è più “Cos’è?” ma “Quanto vale?” e, peggio ancora, “Quanto sono disposto a pagare per dimostrare che capisco di arte?”

Eppure, la stessa domanda ritorna: perché il mercato dell’arte, che in passato è stato un riflesso delle inquietudini, dei conflitti e delle riflessioni più profonde dell’umanità, è giunto a questo punto di ridicolo? La risposta va cercata in un mix di congiuntura economica, speculazione finanziaria e un pubblico che non vuole ammettere la propria ignoranza, preferendo piuttosto cedere alla seduzione del “nuovo” e dell'”innovativo” senza interrogarsi sul vero valore dell’oggetto. Nella moda uguale.

“Comedian”, la banana con il nastro adesivo, potrebbe sembrare una provocazione, ma in realtà non è altro che un segnale della pericolosa deriva in cui l’arte si sta imbarcando. In un mondo dove tutto sembra possibile e niente sembra davvero importante, il concetto di bellezza e significato si dissolve, lasciando spazio alla banalità e allo sberleffo.

L’arte non è più qualcosa che ci arricchisce o ci stimola a riflettere, ma è diventata una merce come un’altra, priva di sostanza, ma vestita da un’etichetta che la rende desiderabile. E così, mentre il mercato si gonfia e si avvolge nella sua stessa creazione, noi, spettatori e acquirenti, restiamo impotenti, prigionieri di una cultura che si nutre di stupidità mascherata da genialità. E ci sentiamo pure un po’ stupidi.

La vera domanda da porsi è: quando finirà questa farsa? Quando smetteremo di pagare per l’illusione di possedere qualcosa che, in fin dei conti, non è altro che una bana[na]le provocazione? O forse è già troppo tardi, e l’arte è ormai destinata a essere solo un’altra mercanzia per i ricchi, che la comprano non per amarla, ma per dimostrare che possono permettersela.

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