a cura di Roberto Severoni
Una comunità di scimmie viveva serena e felice su un grande albero che si stagliava solitario e imponente nella savana, alto fin quasi a sfiorare il cielo.
Lì le scimmie avevano tutto: un rifugio sicuro, la frescura delle
fronde, l’abbondanza dei frutti che l’albero generoso offriva.
Ogni ramo era una culla, ogni foglia un abbraccio.
L’albero era casa, nutrimento, certezza.
La vita si svolgeva in equilibrio, e la comunità cresceva felice.
Ma con la crescita arrivò il limite. Le risorse dell’albero non bastavano più.
I frutti finirono, le foglie si diradarono. Le scimmie, affamate, iniziarono a spogliare i rami, a staccare la corteccia.
L’albero si consumava lentamente sotto i morsi della sopravvivenza. I suoi rami, un tempo forti, divennero ossa secche, spettri di quello che erano stati. Lo splendore si era dissolto. La felicità, un ricordo.
Nessuno osava scendere. La savana, enorme e sconosciuta, faceva paura. Predatori invisibili attendevano. Tutti aspettavano qualcosa. O qualcuno. Il Capo Branco osservava. Sapeva che, senza una decisione, la fine era certa. Sentiva il peso dello sguardo di tutti. E allora fece ciò che pochi sanno fare: decise.
Occorreva una nuova casa. Un nuovo rifugio. Un futuro possibile.
Aspettò l’alba giusta, quando il cielo era ancora rosa e la savana sembrava immobile. E ordinò la discesa. Le scimmie, tremanti, obbedirono. Una a una, scesero nel mare d’erba alta. Il silenzio era spesso come una nebbia. I cuori tesi come corde. Il Capo Branco sentiva su di sé il destino di tutti. Non poteva permettersi la paura. E allora fece qualcosa di straordinario.
Si alzò in piedi.
Non come inciampa chi cade, ma come si erge chi vede.
Camminò su due gambe. Guardò oltre l’erba.
Scorse la direzione. La meta.
Prese su di sé il timore del branco, e li guidò.
Da quella verticalità nacque la visione.
Da quella visione, il cammino.
Giorni interi sotto il sole cocente e le notti stellate.
Ma infine, laggiù, oltre la linea mobile del vento, apparvero gli alberi. Tanti. Alti. Verdi.
Una foresta di promesse. Un nuovo rifugio. Un intreccio di rami e di pace.
Una casa dove ogni ramo tornava nido, e ogni frutto… vita.
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